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Giovani chimici al museo: il racconto del progetto ArcheoChimica

11 Mag

Oggi ospitiamo un post di Davide Cicetti, studente della quarta chimica dell’Istituto Volterra-Elia di Torrette di Ancona, che ci racconta l’ultima ricerca portata a termine all’interno del progetto ArcheoChimica, attivo dal 2003 in virtù dell’accordo tra Soprintendenza e l’istituto superiore. Le analisi sull’Apollino di Palazzo Ferretti sono state presentate al nostro museo lo scorso 24 gennaio dagli studenti della professoressa Stefania Sebastiani. Ora la parola a Davide!

locandina archeochimica

Con il progetto ArcheoChimica attraverso ricerche, esperimenti e prove in laboratorio si cerca di dare una risposta a quelle domande che ci poniamo davanti a un reperto storico o molto più semplicemente (come avviene ogni giorno nella vita comune) a un materiale. Le domande che con più frequenza vengono poste dagli esperti sono principalmente queste: “di che materiale e fatto/a?”, “è un reperto originale?”.

Molte volte l’incompetenza e il non conoscere la realtà delle cose innesca nella mentalità della gente quel meccanismo che ci fa credere a tutto, pur non essendone pienamente sicuri.

1Con l’aiuto dei nostri docenti di chimica (che ci hanno affiancato in laboratorio) e la nostra prof. di storia e italiano per quello che riguardava il campo storico-umanistico noi, ragazzi della quarta chimica dell’Istituto Volterra-Elia di Torrette di Ancona durante un’uscita didattica al Museo Archeologico Nazionale delle Marche, abbiamo avuto l’occasione di poter analizzare un piccolo campione della scultura neoclassica “Apollino di Palazzo Ferretti”. Il fine di questa indagine era confermare la consistenza e il materiale con cui erano state realizzate la statua ed il basamento. Le indagini di laboratorio hanno confermato che l’Apollino è di marmo, ma i dati più interessanti sono risultati dall’analisi del suo basamento. Nel nostro caso, infatti, ci siamo trovati di fronte a una colonna di sostegno, un basamento di dubbia origine, che abbiamo ipotizzato fosse in pietra ricostruita. Il primo dubbio era sorto già dall’esame esteriore, infatti:

  • la pietra ricostruita è calda al tatto;
  • non presenta venature sottili di marmi e pietre;
  • se percossa, udiamo un suono sordo;
  • non ha lucidità né cristalli di quarzo o calcite nella sua struttura, elementi che sono invece ben visibili nelle vere pietre naturali.

Ovviamente il nostro, essendo un lavoro che doveva essere esposto a un pubblico che ha il diritto di conoscere fatti certi, non poteva essere confermato solo dall’apparenza: aveva bisogno di dati e certezze che provenissero da analisi quantitative e qualitative.

Le analisi quantitative e chimico fisiche da noi svolte sono state quattro:

  • la determinazione dell’acqua igroscopica. L’igroscopia è la capacità di una sostanza di assorbire le molecole d’acqua presenti nell’ambiente circostante;
  • la determinazione della perdita di calcinazione (procedura che viene svolta in muffola a 900° C). Essa rappresenta l’acqua di combinazione, le sostanze organiche e l’anidride carbonica che si sviluppa per il decomporsi di carbonati di magnesio e di calcio nei rispettivi ossidi ed anidride carbonica (CO2);
  • la determinazione del “calcare totale”, attraverso una prova gas-volumetrica con il calcimetro Dietrich-Frohling, la quale si basa sulla reazione tra il carbonato di calcio CaCO3, presente nel campione lapideo e l’acido cloridrico HCl, con conseguente sviluppo di anidride carbonica CO2, le cui moli sono stechiometricamente uguali a quelle di CaCO3. Dal volume di gas misurato riusciamo a risalire alla quantità di composto presente nel campione di partenza;
  • la solubilità ovvero la capacità che aveva il campione di sciogliersi in acqua.

2Abbiamo poi eseguito l’analisi qualitativa che si basava sulla verifica della presenza di ioni e cationi.

I risultati delle analisi sono riportati nella tabella allegata e come possiamo vedere, il dato sul basamento risulta significativamente diverso dagli altri, confermando la nostra ipotesi: la colonna di sostegno non è stata realizzata in marmo rosso, ma con la tecnica marmorea.

La domanda che ci sorge spontanea è: “che cos’è la marmorea?”

Probabilmente la maggior parte di noi la conosce meglio come un particolare tipo di intonaco (intonaco marmorato, intonaco a marmorea), è un sinonimo di stucco ovvero un impasto trattato in modo da imitare la consistenza e la brillantezza di superfici in marmo. La sua realizzazione è facile, essendo un semplice miscuglio composto da calce spenta mescolata a polvere di marmo, spesso utilizzata nelle decorazioni plastiche e/o come intonaco di finitura.

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La marmorea fu utilizzata già diversi secoli prima, ma vediamo meglio la sua storia e i suoi utilizzi:

  • In epoca romana veniva utilizzata come mano finale negli intonaci colorati.
  • Nel Medioevo acquisì un ruolo secondario utilizzata solo per le stesure di base.
  • Fine del ‘400: per imitare le sculture romane si lisciavano le statue con un intonaco di sabbia.
  • ‘600-‘700: fu il periodo di massima diffusione, lo spessore minimo era di 4 millimetri.
  • ‘800: con l’ aumento del costo della manodopera nell’Ottocento si tralasciano le laboriose lavorazioni con calce, puntando più al risparmio, utilizzando così i marmorini (composti formati da gesso e colla), sostituendo così la costosa marmorea.

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Anche il tema storico è stato affrontato, potendo così ipotizzare la cronologia e la provenienza della statua e del resto delle opere analizzate. Durate la presentazione al pubblico che si è tenuta sabato 24 gennaio 2015 all’interno della sala conferenze del Museo Archeologico Nazionale delle Marche ad Ancona, abbiamo esposto i nostri risultati e gli argomenti, approfonditi durante l’anno, relativi alle tematiche correlate, come il degrado delle opere d’arte a causa di fattori climatici (umidità, vento, variazioni di temperatura), ma anche dell’inquinamento atmosferico (ozono, biossido di zolfo). Abbiamo analizzato dunque anche i vari tipi di degrado (fisico, chimico, biologico) subiti dai monumenti anconetani. Tra i principali troviamo il fenomeno delle croste nere, visibile prima dei periodici restauri sulla facciata della chiesa di Santa Maria della Piazza, il fenomeno della cristallizzazione dei sali solubili visibili nelle mura del Sangallo.

L’esperienza di cui la nostra classe si è resa protagonista, non è stata vissuta solo come una prova di valutazione. Ma bensì come un momento importante per osservare con altri occhi, capire ed entrare a fondo nella realtà in cui viviamo, cambiando in parte le nostre idee, portandoci a vivere nella nostra città in maniera migliore, tutelando, nel nostro piccolo, le opere d’arte lasciateci dalla storia che, a causa di numerosi agenti inquinanti, si stanno pian piano distruggendo.

Davide Cicetti, 4 ACH

Tabella riassuntiva dei dati sperimentali

Campioni di elementi lapidei – Prelievo: Museo Archeologico Ancona

tabella materiali

 

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Tra dei ed eroi: una mattina al Museo

5 Giu

Le corone d’oro che avevano ricoperto il corpo della principessa nel buio durante molti secoli ci colpirono gli occhi che si stavano abituando all’ombra delle alte stanze di Palazzo Ferretti.

La visita al Museo Archeologico delle Marche di Ancona si stava rivelando più interessante di quanto avevamo immaginato le mattine del 20 e 29 maggio, quando noi, i ragazzi delle classi prima C e D della scuola secondaria di primo grado di Marina di Montemarciano, siamo partiti lasciando le nostre aule per intraprendere un percorso sul mito.

Visita al museoLa dottoressa Francesca Farina che ci ha accolto nell’atrio del palazzo ci ha guidato all’interno del palazzo del 1500 coinvolgendoci nella storia della famiglia Ferretti i cui esponenti di spicco, il conte e la contessa appunto, abbiamo visto rappresentati negli affreschi che decorano il palazzo fin dal XVI secolo come dei. E di ogni dio avevano i simboli. Ecco allora Zeus, il Giove dei romani, che ci guardava dall’alto stringendo il suo fulmine e accompagnato dall’aquila; oppure Afrodite con il suo specchio e la colomba, Giunone con il suo capo velato e, poco lontano Ares o Marte che con le sue armi mostrava la sua potenza,cioè quella della famiglia Ferretti. Per non parlare del dio Crono, il Saturno dei romani, che segnalava la lunga età dell’oro vissuta dalla città di Ancona ai tempi della famiglia nobile. Tutti gli dei erano formosi perché ciò era simbolo di ricchezza e aristocrazia. In una specie di caccia al tesoro abbiamo poi ritrovato gli stessi dei sui vasi greci che erano esposti nello stesso salone.

Visita al museo 2

Per verificare poi le nostre conoscenze,  la nostra guida ci ha proposto una scheda sugli dei romani e greci.

Ci siamo poi rilassati facendo merenda sulla grande terrazza che dava sul porto colmo di traghetti. Il panorama era stupendo e noi lo abbiamo “ravvivato” con giochi e grida… La dottoressa Farina ci ha poi raccontato due miti molto interessanti: quello del Minotauro, Arianna e Dionisio e l’altro su Dafne e Apollo. Su questi racconti, che abbiamo ascoltato questa volta in silenzio, abbiamo disputato una gara tiratissima tra due squadre, maschi contro femmine, in cui bisognava riordinare in ordine cronologico le fonti scritte e le fonti iconografiche. Per la cronaca: nella prima C hanno vinto i maschi e nella prima D le ragazze. Finita questa attività abbiamo salutato la nostra brava guida e siamo tornati a scuola.

Che dire? È stata un’esperienza istruttiva,  interessante e non solo, anche divertente.

Scuola “Falcinelli” Marina di Montemarciano, Classi 1C e 1D

 

Il Museo Archeologico Nazionale delle Marche alla #Museumweek

8 Apr

Racconti, quiz, ricordi, giochi e molto altro. Tutto questo è stata la prima edizione di #Museumweek che si è svolta la settimana dal 24 al 30 marzo, su Twitter. 7 giorni durante i quali musei e followers hanno interagito all’insegna dell’approfondimento, della curiosità e del divertimento. Un nuovo appuntamento online, promosso direttamente da Twitter, che coinvolto più di 600 musei in Europa dando la possibilità al pubblico di scoprire nuovi musei e di riscoprire sotto un’altra luce quelli universalmente noti.

Anche il Museo Archeologico Nazionale delle Marche ha partecipato in questo tour de force a suon di tweet. Ripercorriamo brevemente insieme questi intensissimi 7 giorni.

Lunedì 24 si è partiti con #DayInTheLife, ovvero il racconto in diretta della giornata del museo. Il caso ha voluto che lunedì il nostro museo sia chiuso ma questa è diventata l’occasione giusta per rivelare che cosa succede “dietro le quinte”: l’arrivo del personale, le pulizie, il nostro “social media team” al lavoro e molto altro.

Martedì 25 è stato il giorno di #MuseumMastermind; i musei hanno proposto dei quiz al pubblico, che ha così avuto modo di interagire direttamente, scoprendo particolarità e connessioni tra oggetti e musei. Con i nostri quiz abbiamo percorso un viaggio nel tempo, dalla preistoria ad Ancona romana, all’interno della collezione del museo.

Mercoledì 26 si è proseguito con #MuseumMemories; i visitatori sono stati invitati a condividere i propri ricordi…

…e noi al museo abbiamo fatto lo stesso, a partire dalla storia e dagli eventi dell’ultimo anno fino alle parole degli assistenti.

Giovedì 27 è stata la volta di #BehindTheArt. Non abbiamo avuto difficoltà a rintracciare aneddoti, storie e segreti della nostra sede museale, Palazzo Ferretti. Notizie sulla storia del palazzo e foto storiche per far conoscere meglio questo edificio del centro storico di Ancona.

Venerdì 28 e Sabato 29 si è proseguito con #AskTheCurator e #MuseumSelfies, due tematiche nuove su cui l’interazione è rimasta bassa e su cui cercheremo di lavorare prossimamente.

Al contrario grande partecipazione c’è stata Domenica 30, l’ultimo giorno dell’iniziativa con #GetCreative. In questo caso si chiedeva al pubblico di partecipare mettendo in gioco inventiva e voglia di raccontare in 140 caratteri, a partire da spunti che i musei dovevano proporre. Per il nostro museo è stata una grande chiusura della MuseumWeek.

La settimana è stata molto stimolante da tutti i punti di vista: dall’organizzazione delle giornate al proporre quiz e spunti originali, dal controllare minuto per minuto le interazioni al rispondere alle domande più inaspettate fino a vedere, al termine della settimana, più di 200 nuovi followers sul nostro elenco e soprattutto molte domande/risposte con utenti appassionati.

Non resta che far notare come questo tipo di comunicazione e interazione online sia riuscito a trasformare in un successo l’iniziativa e speriamo anche a stimolare il pubblico a venire a visitare i tantissimi musei italiani che hanno partecipato.

Francesco Ripanti, SISBA

 

Giuseppe Borrelli: un giorno come un altro

1 Apr

Durante il laboratorio “Il ‘900 a Palazzo Ferretti” una delle attività che vengono proposte ai ragazzi di terza media è quella di raccontare una storia immaginandosi di vestire i panni di un personaggio che poteva abitualmente frequentare il palazzo. Questa storia è stata scritta da uno dei nostri attuali stagisti, che si è impersonificato nell’amministratore del palazzo Giuseppe Borrelli. 

Il Salone delle Feste di Palazzo Ferretti in una foto del 1931 (Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche)

Il Salone delle Feste di Palazzo Ferretti in una foto del 1931 (Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche)

… quando vi entrai …

Sembrava un giorno come un altro, dovevo iniziare il mio solito giro di controllo del palazzo, dovevo radunare la servitù e impartire gli ordini per quella giornata e inoltre ero già a conoscenza che il conte Ferretti voleva incontrarmi per discutere riguardo la gestione del palazzo. Mi sentivo particolarmente teso quel giorno, ero in ansia e non vedevo l’ora di recarmi nel suo studio, morivo di curiosità. Avevo liquidato rapidamente la servitù e iniziai il mio giro di controllo dalla terrazza

… e affacciandomi …

Quasi per caso, vidi una giovane ragazza, sembrava una balia, era leggermente spaesata, non sapevo cosa volesse ma io dovevo lavorare e non potevo perdermi in pensieri futili, d’altro canto il signor Ferretti si vantava spesso con i suoi ospiti dell’efficienza dell’amministratore del suo maestoso palazzo, non potevo deluderlo, e poi ci avrebbe sicuramente pensato qualcun altro. La terrazza era in condizioni perfette, quindi rientrai. Chiudendo la porta, pensai al mio giro e siccome ero leggermente in ritardo per via dei miei pensieri, mi allontanai velocemente verso la prossima tappa, ma

… poi incontrai …

Il conte Ferretti che mi chiamò, con la sua voce decisa e autoritaria, tipica di un uomo importante qual’era, ma che al contempo suonava armoniosa e calma, quasi a sottolineare la sua sensibilità da musicista, come si sa, i musicisti sono sempre gli animi più sensibili, insieme con i pittori e i poeti, “vieni Giuseppe, rechiamoci nel mio studio”. Ero contento, finalmente era arrivata l’ora di parlare con il conte. Appena arrivati nello studio ci sedemmo

… e parlammo …

Di alcuni ospiti importanti che dovevano arrivare da Londra, mi spiegò che erano persone importanti che venivano in visita nel palazzo per conoscere meglio la cultura e l’arte italiana. Mi disse che erano il console inglese e la sua giovane nipote e che voleva riservare per loro tutto il primo piano. Appena uscito dallo studio, radunai nuovamente la servitù e iniziai a scegliere le domestiche da assegnare ai due ospiti. Quel giorno lavorai come non mai per sistemare il piano riservato ai due inglesi. Ma alla fine sono contento di essere il tassello fondamentale per far funzionare quella macchina immobile che è il palazzo.

Valerio Amori, I.I.S. “Volterra Elia”

Il Museo con Caterpillar per il risparmio energetico

13 Feb

Il Museo Archeologico Nazionale delle Marche aderisce a “M’illumino di meno”, la campagna di sensibilizzazione sul risparmio energetico, organizzata dalla trasmissione radiofonica Caterpillar di Radio2 per venerdì 14 febbraio.

Finalità dell’iniziativa, giunta ormai alla decima edizione, è quella di promuovere la riduzione del consumo d’energia attraverso buone pratiche come la razionalizzazione dei consumi energetici e la limitazione degli sprechi, la produzione di energia pulita, la mobilità sostenibile (uso di biciclette e mezzi pubblici, car sharing, pedibus), la diminuzione dei rifiuti (raccolta differenziata, riciclo e riuso, attenzione allo spreco di cibo). Per festeggiare il decennale dell’iniziativa, Caterpillar, con lo slogan “Spegni lo spreco, accendi la cultura”, invita in modo particolare i musei ad un’azione simbolica di spegnimento, per un breve periodo, delle luci su un proprio capolavoro, eventualmente illuminandolo a Led o con altre tecniche intelligenti, per sottolineare il legame tra cultura e sostenibilità ambientale.

Per l’occasione, dalle ore 18.00 alle 19.00 di venerdì 14, il nostro museo spegnerà le luci del grande salone del piano nobile di Palazzo Ferretti: i preziosi vasi in ceramica attica e gli affreschi cinquecenteschi del Tibaldi rimarranno “sospesi” nel buio del tempo.

locandina

“C’ERA UNA VOLTA… storie di Palazzo Ferretti”: il fascicolo didattico

4 Feb

«E quale più straordinaria meraviglia che trascorrere con lo sguardo dalle vetrine ricolme di vasi greci dipinti alle gigantesche immagini che, esaltando dèi pagani e cristiane virtù, adombrano la celebrazione della famiglia Ferretti: lo stesso conte Angelo Ferretti si sarebbe deliziato di tale insperato connubio.»

Le parole di Nicoletta Frapiccini, responsabile del Servizio Educativo, esprimono con vivida chiarezza l’alchimia tra le collezioni e il contenitore del museo, Palazzo Ferretti. Elmi piceni, affreschi cinquecenteschi, corone galliche, vasi greci e statue neoclassiche trovano posto fianco a fianco nei corridoi e nelle sale del Palazzo.

Per raccontare le storie di questi oggetti e luoghi ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado, Francesca Farina ha organizzato e conduce in prima persona “C’ERA UNA VOLTA…”, un percorso didattico articolato in 5 incontri, suddivisi in 3 moduli di base e 2 di approfondimento su argomenti specifici.

Gli incontri, della durata di circa 2 ore, prevedono la visita guidata di Palazzo Ferretti o di una selezione degli ambienti in base all’argomento trattato e il coinvolgimento attivo degli studenti attraverso giochi, schede e laboratori.

Oggi festeggiamo insieme a voi l’uscita di un nuovo fascicolo didattico, a cura di Francesca Farina, in cui testi e immagini descrivono approfonditamente ciascun modulo. Il libretto/fascicolo, disponibile anche in formato digitale sul sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, rientra nel processo di promozione del Palazzo a cui concorrono anche visite tematiche per adulti, conferenze di approfondimento e l’attività didattica.

C'era una volta_Fascicolo copertina_bassa risoluzione

Su questo blog avevamo già avuto occasione di raccontarvi uno dei due moduli di approfondimento, “C’era una volta… uno stemma“. Nel corso delle prossime settimane non mancheremo di raccontarvi anche gli altri.

Stay tuned!

Francesco Ripanti, SISBA

La preistoria e i Piceni

3 Giu

Nel cuore di Ancona in un suggestivo palazzo settecentesco sono racchiusi millenni di storia marchigiana. Accompagnati da guide preparate e amichevoli, vi immergerete in una collezione di reperti archeologici di inestimabile valore.

All’inizio del percorso guidato potrete imbattervi nel curioso scheletro di orsa, risalente a circa diecimila anni fa; proseguendo conoscerete l’affascinante, ma rischioso mondo dell’ uomo preistorico, capace di sopravvivere sfruttando ciò che la natura gli metteva a disposizione.

Passando per le diverse sale si percepisce l’evoluzione delle tecniche di lavorazione della selce, dell’osso e della pietra. Millenni dopo l’uomo arrivò a lavorare il bronzo, e successivamente il ferro, materiali con i quali forgiavano lance e spade.

Dal IX secolo a.C. si sviluppa nelle Marche la civiltà picena, di cui troviamo diverse testimonianze provenienti da necropoli e abitati, dislocati in tutto il territorio regionale.

In questa civiltà il ruolo della donna era fondamentale quando l’uomo andava in guerra, poiché era lei che gestiva la casa e gli affari. Pertanto nell’ala del museo dedicata a questo popolo troverete stupendi e sfavillanti monili con i quali amavano adornarsi, mentre nelle sepolture maschili sono stati rinvenuti elmi, spade e rasoi. I piceni, tuttavia, erano anche commercianti, perciò potrete trovare oggetti in stile orientaleggiante, a testimonianza dei primi scambi con le popolazioni dell’est.

Un immenso percorso attraverso millenni di storia, un immenso viaggio tra diverse civiltà e un immenso susseguirsi di emozioni vi aspettano al Museo Archeologico delle Marche.

Gian Marco Coletta, Leonardo Fucili, Sara Martino, Saverio Zuccari
Istituto Istruzione Superiore “Corridoni-Campana” Osimo

 

Augusto pontefice massimo

12 Mar

Da oggi inizia il racconto dei cimeli del museo, attraverso le parole degli stagisti che lo stanno animando in questi giorni.  Si parte dalla testa di Augusto velato capite, che abbiamo scelto come avatar di questo blog.

Foro romano di Ancona

Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, fu il primo imperatore di Roma, nipote e figlio adottivo dell’assassinato Giulio Cesare. La testa di Augusto, in marmo bianco alta 38 cm è conservata nella sezione ellenistico – romana del museo; venne alla luce nel 1863 durante uno scavo effettuato al di sotto del palazzo Ferretti a 9 m di profondità. La testa riproduce il modello statuario dell’Augusto velato capite, che rappresenta l’imperatore nella sua veste di Pontifex maximus con la testa coperta da un lembo della toga. Questa carica gli dava il potere di ufficiare i sacrifici in nome di Giove e, quindi, oltre alla supremazia politica, gli conferiva anche quella religiosa.

augustoL’influenza del mondo greco è ben visibile nel volto di Augusto che è privo di ogni sorta di sentimento e presenta uno sguardo perso nel vuoto (accentuato anche dalla mancanza di pupille, elemento che sarà aggiunto solamente nel 2° secolo d.C.): questi elementi elevano la spiritualità della figura considerata al di sopra degli uomini e ricercano armonia ed equilibrio nelle forme; la presenza di forze interiori avrebbero portato ad uno scompaginamento della figura. Si pensa che la testa di Augusto sia stata realizzata in una bottega romana e poi inviata ad Ancona, in quanto era consuetudine dell’ epoca inviare l’immagine dell’imperatore nelle provincie come simbolica presenza della massima autorità romana durante gli eventi più importanti.

La statua fu realizzata certamente dopo il 12 a.C., anno in cui Augusto fu per la prima volta investito della carica di Pontifex maximus. Tuttavia alcuni caratteri del volto, che rappresentano l’imperatore in età matura, segnato da rughe naso-labiali piuttosto evidenti e con le guance un po’ incavate, orientano la datazione verso la fine del suo principato (14 d.C.).

Gianluca Mengarelli, Itis Volterra Elia