Vita a Palazzo Ferretti senza barriere con Archeotouch

15 Dic

Pochi giorni prima della Giornata Nazionale dell’Archeologia, del Patrimonio Artistico e del Restauro promossa dal MIBACT, la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche ha aderito anche ad un altro importante appuntamento.

La mattina del 3 Dicembre, infatti, il nostro museo ha ospitato alcuni ragazzi della struttura “C’era l’H” di Fabriano in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti delle persone con disabilità, istituita dalla Commissione Europea in accordo con le Nazioni Unite.
Un’iniziativa volta a diffondere e approfondire la conoscenza sui temi della disabilità, a sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione.

Il percorso designato, “Archeotouch – Vita a Palazzo Ferretti”, è iniziato nell’androne dove i ragazzi sono stati accolti dalla dottoressa Frapiccini, la quale ha brevemente introdotto alla visita con alcune notizie riguardanti Palazzo Ferretti.

Giornata della disabilità

Quindi sotto l’esperta guida della dottoressa Farina, il gruppo è salito al primo piano percorrendo l’ampia scala che porta al primo piano del Museo e ha visitato tutte le stanze, facendo attenzione soprattutto a come era la vita quotidiana ai tempi del conte Antonio Ferretti. I nostri visitatori, coinvolti attivamente nel tour, si sono dimostrati interessati in particolare quando si è cercato di fare un raffronto tra la vita cinquecentesca e le nostre abitudini attuali.
Per rendere ancor più fruibile l’esperienza, ci si è avvalsi del manichino del primo piano che indossa una bella riproduzione di abito Cinquecentesco della Contessa Ferretti, che i ragazzi hanno adornato con bracciali, anelli e collane messe a loro disposizione dallo staff del Museo.

Giornata disabilità 2

Citando la dottoressa Frapiccini durante l’intervista al Telegiornale Regionale andato in onda il giorno stesso dell’evento, si è trattato di “un’archeologia senza barriere”, che si può toccare con mano, proprio come hanno potuto fare i visitatori sia con l’abito del manichino sopracitato sia durante il laboratorio conclusivo dove li si è portati a conoscere diverse stoffe, anche moderne, cercando di richiamare la curiosità sulle sensazioni provate maneggiandole.

Giornata disabilità 3

Un evento di successo, che ha portato già altri centri come quello di “C’era l’H” a prendere contatti per potervi partecipare, e un’occasione anche per noi di approfondire il rapporto con persone ancora capaci di meravigliarsi ed entusiasmarsi con una spontaneità e cristallinità a cui spesso non si più abituati.

Andrea Principi

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Arriva la giornata nazionale dell’archeologia: ecco i nostri programmi

5 Dic

Domenica 7 dicembre 2014, nella giornata nazionale dell’archeologia, del patrimonio artistico e del restauro promossa dal MIBACT, la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, in concomitanza con la prima domenica del mese, ad ingresso gratuito nei musei statali, offre un’imperdibile occasione per scoprire i tesori archeologici del centro.

Immergetevi nell’affascinante passato della nostra città con questi due itinerari:
1) il complesso dell’Anfiteatro con le annesse terme, dalle bellissime pavimentazioni mosaicate, visibile grazie ad interventi di restauro presentati nel luglio 2014 e all’accesso a nuovi percorsi tramite il sistema di nuove passerelle;

Mosaico Anfiteatro Romano
2) passeggiata archeologica, una sorta di trekking urbano attraverso il centro storico, visitando domus e tabernae di via Carducci, domus in via Matas e foro romano, ponendo l’attenzione comunque sull’intero contesto della città antica di Ancona dal Colle Guasco al Cardeto.

Foro

Al termine del percorso, data la vicinanza, sarà possibile visitare il Museo Archeologico Nazionale delle Marche e, per l’occasione, il tempio greco di Venere, sotto il Duomo di San Ciriaco.
Il museo rimarrà aperto per tutta la giornata e si potrà usufruire di visite guidate gratuite.
Un appuntamento unico nel suo genere per cogliere luoghi di Ancona invisibili agli sguardi distratti dalla frenesia di ogni giorno o solitamente non aperti al pubblico.

Dettagli e orari:
Anfiteatro romano: aperto tutto il giorno dalle 9.30 alle 16.30.
Orari inizio visite guidate: 9.30 – 11.30 – 15.00
(ritrovo presso Arco Bonarelli)

Aree archeologica: aperta tutto il giorno dalle 9.30 alle 16.30
Orari inizio visite guidatee: 10.00 – 15.00
(Ritrovo in via Carducci, nei pressi della Corte d’appello)

Info:
Museo Archeologico Nazionale delle Marche
Via Ferretti, 6
071 202602

Al Museo con il Minotauro

27 Nov

Nella piovosa domenica del 16 novembre, all’interno del Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona si è respirata l’atmosfera mitica dell’Antica Grecia.

L’iniziativa della “Caccia al Minotauro” è stata una replica del 12 ottobre in cui, in occasione della Giornata Nazionale della Famiglia al Museo, il tema proposto è stato proprio il filo di Arianna. Si tratta di un laboratorio didattico per bambini dai 5 ai 12 anni, incentrato sul mito di Arianna, mentre genitori e adulti hanno goduto di una visita guidata tra le affascinanti collezioni all’interno di Palazzo Ferretti.

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I bambini che hanno ascoltato e partecipato alla favola mitica di Arianna e Teseo, sono stati poi coinvolti attivamente ad interpretare l’episodio centrale: la caccia al Minotauro.

Nella splendida cornice del Palazzo cinquecentesco, i bambini sono diventati i protagonisti della storia: rivestendo un ruolo e un personaggio ben preciso, hanno cominciato la ricerca dell’orribile mostro, rivivendo fedelmente l’episodio.

Ognuno ha indossato abiti e accessori del tempo, armati di gomitolo che dovevano srotolare durante il loro percorso nelle varie stanze del Museo senza rompere il filo, che sarebbe servito per uscire dal labirinto e tornare da Arianna, dopo aver trovato e ucciso il Minotauro.

L’episodio del mito si è rivelato attraverso le straordinarie pitture che ornano un antico vaso attico: il Cratere con Bacco e Arianna.minotauro2

Infine, ad ognuno dei partecipanti è stato rilasciato un attestato e contestualmente i bambini sono stati invitati ad esprimere le proprie emozioni.

Ad onor del vero Matteo scrive:

“E’ stato il gioco più bello del mondo”

I bambini sono rimasti entusiasti di mascherarsi e vivere una storia in cui i protagonisti erano proprio loro. Un modo divertente, tra gioco, teatro e favola di capire la storia attraverso la mitologia e l’archeologia. Un tuffo nel passato dove sogni e favole sono divenute realtà grazie all’entusiasmo, la professionalità e la passione degli operatori del Museo.

Giada Agizza

 

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L’oinochoe di Pitino di San Severino al Metropolitan Museum

18 Set

Il 22 settembre, nella prestigiosa sede del Metropolitan Museum di New York , avrà inizio la mostra archeologica “From Assyria to Iberia. Crossing country at the dawn of classical age” (Dall’Assiria all’Iberia. Attraversando i continenti agli albori dell’età classica) ed uno dei pezzi più preziosi del Museo Archeologico Nazionale delle Marche sarà grande ospite di questo evento.

uovo di struzzo partSi tratta di una straordinaria oinochoe (brocca usata per versare il vino) con corpo costituito da un uovo di struzzo finemente lavorato. Questo oggetto risale ad un periodo compreso tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C. e quindi durante il periodo che nell’arte antica viene definito orientalizzante. Non a caso sulla superficie dell’uovo sono incise scene con animali esotici inframmezzate da palmette intrecciate ad archetti e fiori di loto alla base, tipici di questo periodo e retaggio del mondo orientale. Alla sommità abbiamo la bocca trilobata in forma di busto e testa femminile con le mani che stringono le trecce. Rende suggestivo questo viso il fatto che in uno dei due occhi rimanga ancora la doratura. La bocca e l’ansa in avorio infatti, come comprendiamo ancora da alcune parti, erano almeno in parte dorati. Questo ed altri oggetti emersi dalle tombe di Pitino di San Severino testimoniano quale grado di opulenza avessero raggiunto le alte fasce della civiltà picena. Forse questo oggetto venne fabbricato in Etruria tenendo conto dei modelli orientali ed in questo caso fenicio-ciprioti. L’oinochoe si inserisce nel contesto della mostra come esempio del rapporto commerciale e culturale tra il Medio Oriente e il resto del Mediterraneo. La rete di scambi infatti era vastissima e spaziava dagli imperi Assiro ed Egiziano fino alla penisola Iberica.

Uovo di struzzo

Quello che molti non sanno è come e con quali modalità e metodologie oggetti inestimabili e delicatissimi come questo possano percorrere oggi migliaia di chilometri attraversando oceani e valicando montagne in tutta sicurezza. Le cautele che vengono prese sono ovviamente molteplici. Per quanto riguarda l’uovo di Pitino di San Severino, dopo la richiesta del Metropolitan Museum ed i lasciapassare di Soprintendenza e Ministero, la settimana scorsa è stato adagiato in un nido di gomma piuma e chiuso dentro la duplice protezione di due cassette di sicurezza imbottite. A bordo di un camion senza segni di riconoscimento, per sventare ovviamente tentativi di furto, ha lasciato la sua sede anconetana alla volta dello speciale caveau dell’aeroporto di Fiumicino dove vengono stipate per operazioni di questo tipo, in attesa di essere inviate nei più disparati luoghi del pianeta. Il viaggio fino a New York è stato seguito interamente dal restauratore specializzato del museo archeologico, dott. Fabio Milazzo, insieme ad una equipe di speciali addetti ai trasporti. Pezzi come questo ovviamente devono essere assicurati e per essere assicurati devono subire una valutazione in termini economici, pur non esistendo parametri per valutare quelli che vengono considerati da tutti cimeli inestimabili.

L’oinochoe di Pitino tornerà ad Ancona a gennaio del 2015 e nel frattempo potrà essere mostrato in una sede di risonanza mondiale, motivo d’orgoglio per il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, in quanto testimone di quel fervente periodo di scambi che intrecciò le diverse culture del Mediterraneo a partire da VIII e VII secolo a.C. con l’oriente.

Matias Graziola, Università degli Studi di Urbino

L’anfiteatro romano di Ancona tra archeologia e innovazione

14 Lug

Una serata densa di novità quella di mercoledì 9 luglio sulla terrazza di Palazzo Ferretti. Il restauro dell’anfiteatro di Ancona con la presentazione dell’innovativo progetto ArcheoGarden, argomento della quarto incontro per “Al Museo archeologico di sera”, ha portato al Museo il pubblico delle grandi occasioni, curioso di conoscere il destino dell’area archeologica più estesa della città.

Negli stessi giorni in cui l’anfiteatro si accinge ad ospitare la stagione teatrale estiva, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, con l’intervento di Stefano Gizzi, e quella per i Beni Archeologici, con Nicoletta Frapiccini che ha curato l’organizzazione dell’incontro, hanno illustrato alla cittadinanza i progetti per il restauro, la fruizione e la valorizzazione del monumento in corso di attuazione e i risultati degli ultimi saggi di scavo.

scavi dell'anfiteatro

Stefano Gizzi ha introdotto l’intero progetto mettendone subito in evidenza l’obiettivo finale: legare l’area dell’anfiteatro al resto della città, inserendolo all’interno di percorsi che si dovranno avvalere oltre che del nuovo ascensore di Palazzo degli Anziani entrato in funzione da pochi giorni, anche di passerelle e passaggi permeabili che permetteranno di accedere al monumento e ai resti archeologici circostanti. Il Soprintendente ha quindi ripercorso brevemente la storia della scoperta e delle indagini svolte dall’800 ad oggi, soffermandosi in particolare sulle soluzioni architettoniche adottate tra anni ’70 e anni ’80 per rendere fruibile l’area e su quelle (recinzioni e passerelle) che saranno introdotte con i prossimi interventi.

Uno degli interventi più significativi sarà quello del progetto ArcheoGarden, di cui hanno parlato il prof. Andrea Galli e la dott.ssa Valentina Piselli del gruppo di ricerca CIRP (Centro Interdipartimentale per la Ricerca sul Paesaggio) dell’Università Politecnica delle Marche. L’Università è stata coinvolta dalle due Soprintendenze e ha elaborato questo progetto a partire da esigenze specifiche.

Che cos’è ArcheoGarden? Andrea Galli ci ha spiegato che è un progetto sperimentale che ha l’obiettivo di gestire in modo migliore la vegetazione infestante nelle aree archeologiche e, allo stesso, migliorare la fruizione culturale dell’area. Per raggiungere questo obiettivo si va a cercare di costruire un nuovo rapporto tra uomo e natura, utilizzando le specie autoctone all’insegna della compatibilità ecologica e mirando quindi ad una riqualificazione funzionale della stessa vegetazione in nome di una gestione quasi auto-sostenibile. L’analisi del sito è iniziato durante lo scorso anno mentre l’esecuzione dei lavori ad aprile 2014; se vi affacciate dal punto d’osservazione di Via Birarelli già oggi è possibile vedere alcune aree oggetto di questo progetto. Per realizzare i lavori ArcheoGarden si è avvalso della collaborazione della Azienda agraria didattico sperimentale “Pasquale Rosati” dell’Università Politecnica delle Marche.

Una delle aree dell'anfiteatro oggetto del progetto ArcheoGarden

Una delle aree dell’anfiteatro oggetto del progetto ArcheoGarden

Valentina Piselli è scesa nel dettaglio del progetto parlando dei criteri di progettazione e della vera e propria realizzazione del progetto. I primi risultati sarà possibile ottenerli sono l’anno prossimo ma per il momento il lavoro ha interessato circa 400 mq davanti all’ingresso della gradinata dell’anfiteatro. Sono state sperimentate diverse soluzioni relative all’inerbimento, alla valorizzazione e allo sfalcio controllato.

Riguardo l’inerbimento, l’obiettivo è stato quello di chiudere il terreno per impedire ad altra vegetazione di crescere, utilizzando una formula pensata esclusivamente per l’archeologia e applicata in prossimità della pedana, per rendere più pulita l’area che sarà più visibile. Nelle sezioni più esterne, invece, si è voluta utilizzare una composizione floristica di specie autoctone, quasi a ricollegarsi con l’esterno, mantenendo comunque lo status del luogo ed evitando l’effetto del campo di calcio.

Le soluzioni per la valorizzazione prevedono di creare un ambiente con pochi arbusti e alcune edere per celare o mettere in evidenza determinate aree e, allo stesso tempo, utilizzare specie come cappero, ginestra e lentisco in quelle zone in pendenza dove l’inerbimento in altri modi non era possibile.

Lo sfalcio controllato sarà utile per selezionare la composizione vegetale infestante meno invasiva; questa pratica è piuttosto lenta, in quanto i primi risultati saranno visibili in media tra 5 anni. Questa sperimentazione è iniziata nella zona meno visitata.

ArcheoGarden si inserisce in maniera innovativa in uno spazio, quello della gestione della vegetazione infestante, ancora poco sperimentato in archeologia. Andrea Galli vede nel progetto alcune interessanti prospettive: dalla possibile valorizzazione dell’anfiteatro “in-out-in” (anfiteatro-museo-anfiteatro), a quella di essere una palestra per formare nuove professionalità per gli agronomi, fino a quella di contribuire a formare una consapevole identità culturale e a portare ad una maggiore partecipazione.

La terrazza di Palazzo Ferretti gremita per l'incontro

Al termine della presentazione del progetto ArcheoGarden, Nicoletta Frapiccini ha ricordato i vari archeologi che si sono susseguiti nel corso degli anni nella direzione degli scavi all’anfiteatro e ha illustrato i risultati degli ultimi saggi, affidati all’impresa Lepsa e diretti dal dott. Loris Salvucci. Questi ultimi interventi avevano l’obiettivo di scendere fino al livello dell’arena per indagare il suo stesso reinterro, avvenuto in età altomedievale. Sono state individuate 3 fasi, che si caratterizzano per la presenza di strutture, focolari e di fornetti, testimoniando la presenza di attività artigianali su un’arena che aveva ormai perso la sua funzione originaria. Nicoletta Frapiccini ha anche mostrato le fotografie di alcuni dei reperti rinvenuti: da monete tardoantiche ed altomedievali ad oggetti in bronzo e in osso.

La serata si è conclusa con la solita degustazione di Verdicchio. Il prossimo incontro di “Al Museo archeologico di sera”, fissato per mercoledì 16 luglio alle 21.30, avrà un tema letterario con la drammatizzazione di “Le predilezioni del pomeriggio” di E. Picardi. Vi aspettiamo numerosi!

Francesco Ripanti, SISBA

Un aruspice etrusco a Museo: storia e intervista di Caio Manlio

4 Lug

Cosa ci fa un aruspice etrusco a Cupra Marittima nel II secolo d.C.? Che cos’è l’aruspicina? E’ vero che gli aruspici leggevano le viscere?

Non sono domande tratte da programmi televisivi alla ricerca di argomenti accattivanti per attrarre il pubblico; raccontano solo alcuni dei temi affrontati lo scorso mercoledì 2 luglio da Filippo Demma, durante la terza serata di “Al Museo Archeologico di Sera”.

La storia è frutto di una ricerca negli archivi e nei magazzini della Soprintendenza e prende spunto da una lastra funeraria, trovata riutilizzata in un’altra tomba a Montefiore d’Aso durante gli scavi del 1911. L’epigrafe, databile al II secolo d.C., è stata apposta da Vibennia Iustina per sua madre Vibennia Gliconide e per suo padre, il protagonista della serata, Caio Manlio, definito come aruspice etrusco. La sua provenienza etrusca trova conferma nell’indicazione della tribù di appartenenza, la Oufentina, originaria di Siena, e nel nomen Vibenna, molto diffuso in Etruria. Caio Manlio potrebbe essere vissuto a Cupra Marittima e aver esercitato la sua arte vendendo le sue interpretazioni.

La lastra, inizialmente conservata al nostro museo quando aveva sede a S. Francesco alle Scale, era andata dispersa durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale ed è stata recentemente rintracciata nel deposito dei magazzini del museo.

L’incontro è proseguito con un approfondimento sulla disciplina etrusca e la storia dell’aruspicina nel mondo romano; come al solito il pubblico, intervenuto numeroso, ha potuto concludere la serata con una degustazione di Verdicchio e, per chi voleva approfondire, con una visita guidata della dott.ssa Nicoletta Frapiccini al lituo conservato nella sala dedicata ad Ancona ellenistica.

Filippo Demma

Per saperne di più sull’argomento vi proponiamo un’intervista immaginaria al protagonista della serata, Caio Manlio.

Signor Caio Manlio, innanzitutto La ringraziamo di aver accettato ad essere intervistato per il nostro blog. Non potevamo farci sfuggire l’occasione di farLe alcune domande dopo aver ascoltato la Sua storia dal nostro archeologo Filippo Demma.

Il piacere è mio. Sono contento che Filippo Demma si sia interessato alla mia carriera da aruspice e abbia raccontato la storia della mia arte; a quanto vedo nel XXI secolo non è più praticata…

E’ proprio così ma Lei ci può sicuramente aiutare a definirla meglio. Abbiamo letto dalla sua epigrafe funeraria che è stato un’aruspice nel II secolo d.C.: quali erano i suoi compiti?

L’aruspicina è un’arte mantica tra le più antiche. Noi aruspici abbiamo il compito di analizzare ed interpretare i segni, e in ultimo di propiziare gli dei al momento dell’espiazione. Avvalendoci dei libri fulgurales leggiamo i segni celesti dai fulmini e con i libri haruspicinii i segni terrestri, utilizzando perlopiù i fegati delle pecore ma anche cuori, polmoni e milze di altri animali come capre e mucche.

Molto interessante. Però i fenomeni soprannaturali non si verificano con grande frequenza. Lei dove e come svolgeva la sua attività, come riusciva a mantenere la sua famiglia?

Con i libri rituales leggiamo anche le attività del vivere quotidiano, ad esempio come va fatta la limitatio per fondare una città e come si suddividono i campi. Prescriviamo veri e propri rituali che sono molto seguiti e che vengono spesso richiesti. La mia arte è molto rinomata e alla mia epoca, nel II secolo d.C., molti di noi hanno un posto nelle istituzioni cittadine. Questi non hanno problemi a mantenere la famiglia. Io invece… nonostante sia un aruspice etrusco, iscritto alla tribù Oufentina, originaria di Sena Iulia (quella che voi chiamate Siena), vendo la mia arte per le richieste più infime…

Allora Lei è uno di quegli aruspici che Plauto, il famoso scrittore di commedie, definisce nel “Gorgoglione” come “mercanti di sé stessi”. Come commenta questi parole?

Come posso commentare Plauto? E’ un commediografo che è vissuto 300 anni prima di me! Guardate, le critiche non mi turbano, sono un aruspice serio io; interpreto i segni secondo la disciplina etrusca, se poi sono costretto a vendere la mia arte per sopravvivere non ci trovo niente di male.

Ci può far capire le differenze tra aruspici e auguri? Tutti e due interpretano i segni giusto?

Non mi vorrà paragonare ad un augure, vero? C’è una differenza sostanziale: gli auguri leggono solo il volo degli uccelli e la loro conoscenza deriva esclusivamente dai segni. Riportano la loro interpretazione e non vanno oltre. Noi aruspici invece facciamo di più: la nostra conoscenza non deriva solo dai segni, noi siamo in grado di dialogare con la divinità e per questo siamo in grado di dare consigli. Per questo siamo molto ascoltati anche dai vertici della società romana.

Filippo Demma ipotizza che Lei potrebbe aver partecipato alla ricostruzione del tempio della dea Cupra all’epoca dell’imperatore Adriano. Ci può dare qualche informazione in più.

In effetti il tempio della dea Cupra fu fondato dagli Etruschi, lo scrive anche Strabone, e un mio coinvolgimento nella ricostruzione dell’imperatore Adriano sarebbe senza dubbio indicato. Io saprei come renderlo nuovamente il centro della vita religiosa di Cupra Marittima! Detto questo, in assenza di altre informazioni non posso confermare il mio coinvolgimento.

Rispettiamo il suo silenzio stampa e la ringraziamo per averci concesso questa intervista.

Grazie a voi e a presto!

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Vi diamo appuntamento a mercoledì 9 per parlare insieme a Stefano Gizzi e ad Andrea Galli del restauro dell’anfiteatro di Ancona e dell’innovativo progetto “Archeogarden”. Vi aspettiamo!

Francesco Ripanti,  SISBA

 

Tra touch e storie: un nuovo percorso multimediale per il Museo Archeologico

26 Giu

Come sarà il Museo Archeologico delle Marche nel prossimo futuro?

Questo è stato l’oggetto dell’incontro di mercoledì 25 giugno, il secondo della rassegna “Al Museo Archeologico di Sera”. Il Museo cambia con un percorso multimediale: nuovi strumenti tecnologici e nuove modalità di comunicazione dei contenuti con il duplice obiettivo di rendere più facile e lineare la visita alle collezioni e di un maggior coinvolgimento dei visitatori.

Di tutto questo si è parlato con la dott.ssa Nicoletta Frapiccini, Responsabile dei Servizi Educativi del Museo, con Franco Scoppolini, Project Manager di ETT s.p.a. e con Francesco Ripanti, archeologo della Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici (Università di Trieste, Udine, Venezia Ca’ Foscari).

Nonostante il brutto tempo non abbia permesso di svolgere come di consueto l’evento sulla terrazza di Palazzo Ferretti, la serata ha riservato molte sorprese a coloro che erano presenti in sala.

La dott.ssa Nicoletta Frapiccini ha introdotto il progetto multimediale indicando obiettivi, soggetti coinvolti e linee generali. Il visitatore avrà la possibilità di scegliere tra diversi percorsi di visita attraverso una app e accessibili con smartphone e tablet (questi ultimi saranno messi a disposizione all’entrata). Una volta scelto il percorso, ad introdurre le sezioni del museo ci saranno un tavolo multitouch e tre “oggetti parlanti”; all’interno delle sezioni è possibile approfondire gli oggetti facenti parte del percorso tramite il sistema dei QR code. Il QR code rimanda all’applicazione, dove si potranno trovare informazioni in una versione per adulti, in una per bambini e sotto forma di storia.

La dott.ssa si è inoltre soffermata sulla necessità di armonizzare il più possibile lo storico allestimento di Franco Minissi con i nuovi strumenti tecnologici di cui il museo non poteva comunque più fare a meno. Questa sarà una sfida da affrontare nel momento in cui si metterà a punto il nuovo percorso.

Nicoletta Frapiccini

Franco Scoppolini ha illustrato in dettaglio gli strumenti multimediali che saranno a disposizione dei visitatori del museo. Il tavolo multitouch conterrà le informazioni generali sulle singole sezioni e darà la possibilità di visualizzare, allargare e spedirsi via mail le fotografie. Conterrà inoltre dei giochi per il folto pubblico di bambini che quotidianamente visita il nostro museo.

Una delle novità a livello italiano sarà la vetrina interattiva che conterrà gli oggetti parlanti delle singole sezioni. Il visitatore può interagire con la vetrina dal lato frontale: quando è inattiva è come una vetrina normale, attraverso cui vedere l’oggetto, mentre attivandola si accede ad un menu che permette di visualizzare informazioni e foto sul pezzo esposto. Come già accennato la vetrina darà la possibilità di far parlare l’oggetto attraverso dei sensori attivati dai visitatori che entrano.

E’ proprio quello degli “oggetti parlanti” il tema principale che è risultato la chiave dell’intero progetto: tecnologia e contenuti sotto forma di storie al servizio dei visitatori.

Franco Scoppolini

Francesco Ripanti ha curato i contenuti e ha incentrato il suo intervento sullo storytelling, vera novità per l’esposizione dei contenuti nel museo. Si è parlato di che cos’è lo storytelling, di come e perché sia diventato così importante negli ultimi anni e del perché sia indispensabile fare storytelling in un museo.

La scelta del nostro museo di raccontarsi risale al marzo proprio con l’apertura di questo blog e della pagina FB e l’inserimento di storie sugli oggetti e sui contesti per questo progetto ne è una logica conseguenza.

Francesco Ripanti ha poi raccontato come nasce una storia e quali sono le regole da seguire per una narrazione storica corretta. In ultimo è stata letta una delle storie che faranno parte del percorso, quella sui pastori transumanti del sito del bronzo medio di Monte S. Croce di Sassoferrato: tra bivacchi, scodelle e olle appenniniche la storia ha al suo interno tutte le informazioni che sono presenti anche nella tradizionale versione per adulti che è comunque presente nella scheda riguardante la vetrina.

Francesco Ripanti

Infine è stato proposto il video “Ho fatto un sogno” di Giancarlo Colis della Accademia delle Belle Arti di Macerata, che introdurrà alla sezione picena. Anche il video racconta una storia, quella della dama picena di Cupra Marittima. Per l’occasione il video suggerisce al visitatore di astrarsi dalla realtà del museo, di immergersi nel paesaggio marchigiano e di pensare all’antica dama con le sue vesti e i suoi ornamenti esposti nelle vetrine. Il video cerca di indurci a questo proprio mettendo in scena la dama che si aggira tra le vetrine del museo.

La serata è terminata con la solita degustazione di Verdicchio dei Castelli di Jesi, offerto dall’azienda Vini Santa Barbara di Barbara (AN), sulla terrazza del museo, ritornata accessibile sotto il cielo stellato. La degustazione è stata un’ottima occasione per il pubblico per chiedere ulteriori informazioni sul progetto multimediale appena presentato.

Degustazione

L’appuntamento con i nuovi percorsi sarà entro l’anno ma speriamo di rivedervi tutti mercoledì prossimo al terzo incontro di “Al Museo Archeologico di Sera” con “Un aruspice etrusco a Cupra Marittima” di Filippo Demma.

Francesco Ripanti, SISBA

Tra dei ed eroi: una mattina al Museo

5 Giu

Le corone d’oro che avevano ricoperto il corpo della principessa nel buio durante molti secoli ci colpirono gli occhi che si stavano abituando all’ombra delle alte stanze di Palazzo Ferretti.

La visita al Museo Archeologico delle Marche di Ancona si stava rivelando più interessante di quanto avevamo immaginato le mattine del 20 e 29 maggio, quando noi, i ragazzi delle classi prima C e D della scuola secondaria di primo grado di Marina di Montemarciano, siamo partiti lasciando le nostre aule per intraprendere un percorso sul mito.

Visita al museoLa dottoressa Francesca Farina che ci ha accolto nell’atrio del palazzo ci ha guidato all’interno del palazzo del 1500 coinvolgendoci nella storia della famiglia Ferretti i cui esponenti di spicco, il conte e la contessa appunto, abbiamo visto rappresentati negli affreschi che decorano il palazzo fin dal XVI secolo come dei. E di ogni dio avevano i simboli. Ecco allora Zeus, il Giove dei romani, che ci guardava dall’alto stringendo il suo fulmine e accompagnato dall’aquila; oppure Afrodite con il suo specchio e la colomba, Giunone con il suo capo velato e, poco lontano Ares o Marte che con le sue armi mostrava la sua potenza,cioè quella della famiglia Ferretti. Per non parlare del dio Crono, il Saturno dei romani, che segnalava la lunga età dell’oro vissuta dalla città di Ancona ai tempi della famiglia nobile. Tutti gli dei erano formosi perché ciò era simbolo di ricchezza e aristocrazia. In una specie di caccia al tesoro abbiamo poi ritrovato gli stessi dei sui vasi greci che erano esposti nello stesso salone.

Visita al museo 2

Per verificare poi le nostre conoscenze,  la nostra guida ci ha proposto una scheda sugli dei romani e greci.

Ci siamo poi rilassati facendo merenda sulla grande terrazza che dava sul porto colmo di traghetti. Il panorama era stupendo e noi lo abbiamo “ravvivato” con giochi e grida… La dottoressa Farina ci ha poi raccontato due miti molto interessanti: quello del Minotauro, Arianna e Dionisio e l’altro su Dafne e Apollo. Su questi racconti, che abbiamo ascoltato questa volta in silenzio, abbiamo disputato una gara tiratissima tra due squadre, maschi contro femmine, in cui bisognava riordinare in ordine cronologico le fonti scritte e le fonti iconografiche. Per la cronaca: nella prima C hanno vinto i maschi e nella prima D le ragazze. Finita questa attività abbiamo salutato la nostra brava guida e siamo tornati a scuola.

Che dire? È stata un’esperienza istruttiva,  interessante e non solo, anche divertente.

Scuola “Falcinelli” Marina di Montemarciano, Classi 1C e 1D

 

Con i ghiri alla Notte dei Musei

27 Mag

4 ore di apertura straordinaria, un oggetto unico nelle Marche, oltre 800 visitatori.

Questa è stata in breve la Notte dei Musei 2014 del nostro Museo, evento organizzato dal Servizio Educativo e reso possibile grazie alla disponibilità di tutto il personale. Lo scorso sabato 17 maggio, dalle 20 a mezzanotte, un vero e proprio fiume di visitatori ha invaso Palazzo Ferretti per vedere da vicino il glirarium, un vaso in terracotta destinato all’allevamento dei ghiri a scopo mangereccio, rinvenuto nel 1963 nell’area dell’antica città romana di Helvia Ricina (situata al centro dell’odierna Villa Potenza).

Come funzionava il glirarium? I ghiri venivano rinchiusi in questo tipo di vaso, un orcio con un coperchio caratterizzato da una serie di fori per l’aerazione praticati a crudo e da alcune costolature a spirale sporgenti sull’interno delle pareti per consentire loro il movimento. All’interno del glirarium, i ghiri erano tenuti ad ingrassare e, forse, a riprodursi. Questa pratica è molto nota da autori romani come Varrone e Plinio, che ci testimoniano come questi animaletti erano ritenuti una leccornia ed un prodotto di lusso.

Il glirarium

Il protagonista della Notte dei Musei: il glirarium

Il glirarium è stato il protagonista assoluto della serata ma non il solo. Il personale del museo ha infatti organizzato quattro visite guidate all’intera collezione, intervallate da due alla storia e agli affreschi di Palazzo Ferretti tenute da Francesca Farina.

Con la galleria delle foto più significative della serata, vi diamo appuntamento al prossimo evento!

Francesco Ripanti, SISBA

Il Museo Archeologico Nazionale delle Marche alla #Museumweek

8 Apr

Racconti, quiz, ricordi, giochi e molto altro. Tutto questo è stata la prima edizione di #Museumweek che si è svolta la settimana dal 24 al 30 marzo, su Twitter. 7 giorni durante i quali musei e followers hanno interagito all’insegna dell’approfondimento, della curiosità e del divertimento. Un nuovo appuntamento online, promosso direttamente da Twitter, che coinvolto più di 600 musei in Europa dando la possibilità al pubblico di scoprire nuovi musei e di riscoprire sotto un’altra luce quelli universalmente noti.

Anche il Museo Archeologico Nazionale delle Marche ha partecipato in questo tour de force a suon di tweet. Ripercorriamo brevemente insieme questi intensissimi 7 giorni.

Lunedì 24 si è partiti con #DayInTheLife, ovvero il racconto in diretta della giornata del museo. Il caso ha voluto che lunedì il nostro museo sia chiuso ma questa è diventata l’occasione giusta per rivelare che cosa succede “dietro le quinte”: l’arrivo del personale, le pulizie, il nostro “social media team” al lavoro e molto altro.

Martedì 25 è stato il giorno di #MuseumMastermind; i musei hanno proposto dei quiz al pubblico, che ha così avuto modo di interagire direttamente, scoprendo particolarità e connessioni tra oggetti e musei. Con i nostri quiz abbiamo percorso un viaggio nel tempo, dalla preistoria ad Ancona romana, all’interno della collezione del museo.

Mercoledì 26 si è proseguito con #MuseumMemories; i visitatori sono stati invitati a condividere i propri ricordi…

…e noi al museo abbiamo fatto lo stesso, a partire dalla storia e dagli eventi dell’ultimo anno fino alle parole degli assistenti.

Giovedì 27 è stata la volta di #BehindTheArt. Non abbiamo avuto difficoltà a rintracciare aneddoti, storie e segreti della nostra sede museale, Palazzo Ferretti. Notizie sulla storia del palazzo e foto storiche per far conoscere meglio questo edificio del centro storico di Ancona.

Venerdì 28 e Sabato 29 si è proseguito con #AskTheCurator e #MuseumSelfies, due tematiche nuove su cui l’interazione è rimasta bassa e su cui cercheremo di lavorare prossimamente.

Al contrario grande partecipazione c’è stata Domenica 30, l’ultimo giorno dell’iniziativa con #GetCreative. In questo caso si chiedeva al pubblico di partecipare mettendo in gioco inventiva e voglia di raccontare in 140 caratteri, a partire da spunti che i musei dovevano proporre. Per il nostro museo è stata una grande chiusura della MuseumWeek.

La settimana è stata molto stimolante da tutti i punti di vista: dall’organizzazione delle giornate al proporre quiz e spunti originali, dal controllare minuto per minuto le interazioni al rispondere alle domande più inaspettate fino a vedere, al termine della settimana, più di 200 nuovi followers sul nostro elenco e soprattutto molte domande/risposte con utenti appassionati.

Non resta che far notare come questo tipo di comunicazione e interazione online sia riuscito a trasformare in un successo l’iniziativa e speriamo anche a stimolare il pubblico a venire a visitare i tantissimi musei italiani che hanno partecipato.

Francesco Ripanti, SISBA