Nel pomeriggio dello scorso 15 maggio, si è svolta, presso il nostro museo, l’attesa inaugurazione della nuova esposizione delle terrecotte architettoniche appartenenti al frontone e al fregio del tempio di Civitalba. Dopo un periodo che l’ha vista lontana dal pubblico, la decorazione torna quindi a essere esposta all’interno di Palazzo Ferretti di Ancona, anche grazie alla collaborazione con Expo Milano 2015, volta a dare lustro a quei territori solitamente lontani dai principali percorsi turistici nazionali.
L’inaugurazione è stata coordinata dal Soprintendente Archeologo delle Marche, dott. Mario Pagano, e dalla vicedirettrice del museo, dott.ssa Nicoletta Frapiccini, che hanno curato l’incontro svoltosi davanti a un folto pubblico.
L’inaugurazione, dal titolo significativo “Civitalba. Un tempio per la vittoria”, ha avuto inizio nella sala conferenze di Palazzo Ferretti, dove il dott. Pagano ha fin da subito sottolineato l’importanza dell’evento, definendo la nuova esposizione delle terrecotte come un “dovere” da parte dell’amministrazione che, nonostante la mancanza di fondi, è riuscita a riproporre al pubblico la decorazione, grazie a un lungo ma entusiasmante lavoro e alla passione per il proprio territorio. A questo proposito Pagano ha definito la decorazione un “punto di riferimento non solo per le Marche ma per tutta l’Europa centrale” in particolare per la presenza nel fregio di guerrieri celti.
La presentazione si è poi calata nel vivo, partendo dal luogo di ritrovamento delle terrecotte (risalenti alla seconda metà del II secolo a.C. ca.), rinvenute tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento nel sito di Civitalba (Sassoferrato-AN), impilate all’interno di una fossa sacra (favissa) e relative alla decorazione di un tempio. Quest’ultimo (di cui però non rimane nulla) sorgeva su un colle sovrastante la piana di Sentinum, teatro di due importanti battaglie per la storia di Roma: quella del 367 a.C. tra Furio Camillo e Brenno e, soprattutto, quella del 295 a.C. contro la coalizione di Senoni, Etruschi, Umbri e Sanniti, su cui i Romani riportarono una fondamentale e storica vittoria, seguita dalla romanizzazione del territorio, fino a quel momento controllato dai Galli. Proprio a queste battaglie allude la narrazione del fregio, dove è raffigurato ad altorilievo lo scontro tra divinità e gruppi di guerrieri, riconoscibili come Celti, sia per le loro caratteristiche fisiche (capelli lunghi con creste sollevate e baffi spioventi) sia per gli abiti (tuniche di pelliccia) e le armi (scudi quadrangolari oblunghi). Nella sequenza, dominata dai guerrieri impegnati nella lotta o nella fuga, è evidente la disfatta dei Celti che si ritirano abbandonando il bottino appena trafugato e travolgendo con il carro i loro stessi compagni, per soccombere infine alla furia delle divinità. Nella rappresentazione viene identificata la narrazione del mancato saccheggio del santuario di Delfi da parte dei Galli nel 279 a. C., difeso – stando alle fonti – da Apollo e dalle “vergini bianche”, Artemide e Athena Pronaia, e dagli eroi risorti, come Pirro-Neottolemo, figlio di Achille. Il fregio equipara quindi le grandi vittorie sui Galati celebrate dai sovrani Attalidi di Pergamo (III-II secolo a.C.), alla vittoria romana sui Celti.
A correnti ellenistiche si ispira anche il frontone del tempio, che desta i maggiori problemi di ricostruzione e apre ampio spazio al dibattito da parte degli addetti ai lavori. La rappresentazione del frontone mostra un contesto dionisiaco dove satiri, ninfe e due fanciulle dormienti circondano una scena centrale, purtroppo perduta. Quest’ultima forse ospitava la ierogamia di Dioniso e Arianna oppure il risveglio di Dioniso infante all’interno di una cesta (lyknon). La rappresentazione del frontone si ricollega quindi alla narrazione del fregio attraverso il comune riferimento al santuario di Delfi, dove accanto ad Apollo, veniva esaltato lo stesso Dioniso, il cui culto venne ulteriormente rinvigorito dagli Attalidi, che al dio facevano risalire la propria stirpe.
Il riferimento al culto di Dioniso in questo contesto si presenta interessante, soprattutto per un periodo di poco successivo al Senatus consultum del 186 a.C., con cui si vietavano in tutta Italia i festeggiamenti in onore di Bacco-Dioniso.
Dopo il Soprintendente è intervenuta la dott.ssa Nicoletta Frapiccini, che ha curato personalmente l’esposizione. L’intervento è iniziato con il riferimento al lungo e appassionante studio che ha permesso la nuova esposizione, sottolineando come sia stato possibile solo grazie a un lavoro di equipe, a cui hanno partecipato numerose professionalità (dal personale amministrativo a quello di vigilanza del museo, dai restauratori ai responsabili della comunicazione).
La dott.ssa Frapiccini ha iniziato facendo subito riferimento all’inserimento all’interno del frontone di un pezzo rappresentante un genio alato, precedentemente espunto da chi appoggiava l’ipotesi della ierogamia (in questo caso, infatti, non ci sarebbe stato spazio per la figura), ma ora inserito nella decorazione di cui presenta lo stesso impasto, gli stessi inclusi nell’argilla e la stessa base di altri pezzi, a supporto dell’ipotesi del risveglio di Dioniso Lyknites nella scena centrale.
La Frapiccini ha poi accennato al parallelismo tra la decorazione di Civitalba e quella del tempio di Talamone (GR), a proposito delle quali ha sottolineato come esse, pur essendo vicine dal punto di vista della rappresentazione, siano differenti dal punto di vista stilistico, presentando quello di Civitalba una più spiccata tridimensionalità, con figure più aggettanti e tutte rivolte verso lo spettatore, segno di una maggiore forza e incisività degli influssi orientali o, forse, della stessa presenza di coroplasti orientali sul suolo italico. A questo si aggiunge, soprattutto grazie alla scena dionisiaca del frontone, un non velato riferimento alla dinastia degli Attalidi, segno forse di un maggior spessore intellettuale da parte degli stessi committenti del tempio.
Al termine della conferenza ci si è poi spostati al primo piano del museo dove è avvenuto il consueto taglio del nastro e dove gli entusiasti presenti hanno potuto ammirare dal vivo la decorazione posta nella nuova e suggestiva collocazione lungo il corridoio del primo piano di Palazzo Ferretti. Davanti ad essa è continuato l’intenso dibattito rispetto a una decorazione che presenta numerosi spunti di discussione e ancora molti nodi da sciogliere.
Vi aspettiamo quindi al museo per ammirare dal vivo e dire la vostra sulla decorazione di Civitalba!
Elena Montesi