IL MUSEO
La storia
Quella del Museo Archeologico Nazionale delle Marche è stata una storia lunga e travagliata, che si è più volte intrecciata con quella della città di Ancona e del Paese. Inizia infatti con l’Unità d’Italia quando il Conte Carlo Rinaldini, studioso di epigrafia, e soprattutto Carisio Ciavarini, professore di lettere al Ginnasio, avviano la creazione di una raccolta archeologica di antiche testimonianze provenienti da tutta la regione.
Nel 1868 viene istituito il Gabinetto Paleoetnografico ed Archeologico in un primo momento presso l’ex Convento di San Martino, in via Podesti poi, nel 1877, in alcune sale del Palazzo degli Anziani, sede del Comune, e infine, nel 1884, ancora in un ex Convento, quello di San Domenico, in Piazza del Plebiscito.
Le numerose ricerche archeologiche intraprese nelle Marche alla fine dell’Ottocento (tra cui le necropoli di Numana e Sirolo, Sentinum e Civitalba presso Sassoferrato, Conelle e Montefortino vicino Arcevia) rendono necessario un altro trasferimento, ancora una volta in un ex Convento, quello degli Scalzi, lungo Via Duomo. Dopo lunghi lavori per il riallestimento, nel 1915, la nuova sede viene inaugurata e inoltre, nel 1906, il Gabinetto è diventato ufficialmente Museo Nazionale delle Marche. I trasferimenti però non sono finiti: nel 1927 il Re Vittorio Emanuele III inaugura la nuova sede nell’Ex Convento di San Francesco alle Scale ed è qui che durante la seconda guerra mondiale la collezione subisce danni molto ingenti.
I materiali più a rischio erano stati collocati nella torre campanaria del convento che però crollò sotto i bombardamenti degli Alleati nel 1943 e 1944. La rimozione delle macerie e il recupero dei reperti inizia in breve tempo ma purtroppo molti materiali sono perduti; per quelli ormai privi di contesto viene creato un fondo denominato “recupero macerie“, ancora oggi esistente.
Le distruzioni della guerra avevano reso inagibile l’ex Convento così il Museo viene trasferito nella sede odierna di Palazzo Ferretti e inaugurato il 25 giugno 1958. Purtroppo le disavventure del Museo non finiscono qui, perché il terremoto del 1972 provoca numerosi danni al palazzo cinquecentesco e l’inevitabile chiusura. Anche in questo caso i lavori per la messa in sicurezza e per il riallestimento del Museo sono lunghi: nel 1991 viene inaugurata la sezione preistorica, nel 1995 quella dedicata all’Eneolitico mentre la sezione relativa ad Ancona in età ellenistico-romana è avvenuta nell’aprile del 2010. A conclusione della travagliata storia del Museo, sono in procinto di essere aperte le sezioni romana e altomedievale.
Le collezioni
La visita si svolge su tre piani: seguendo l’ordine cronologico si inizia dal secondo, dove si trovano le testimonianze archeologiche più antiche rinvenute nelle Marche. All’interno delle sale dedicate alla preistoria trovano posto reperti relativi al:
- Paleolitico
- Neolitico
- Eneolitico
- Età del Bronzo
Al primo e terzo piano si trovano le sale dove sono esposte le testimonianze dei due popoli che abitarono le Marche nel periodo pre-romano:
- i Piceni
- i Galli Senoni
Dal 2010 è inoltre aperta al pubblico anche la sezione ellenistico-romana relativa alla necropoli di Ancona, ospitata al primo piano.
Il 19 dicembre 2013 è stata inaugurata la sala “Giuliano De Marinis”, in cui sono esposti i reperti relativi ad Ancona in età romana.
Sono in corso di allestimento le sezioni dedicate a:
- le Marche in età romana
- le Marche in età tardoantica
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